Secondo la spiegazione tradizionale, Torcello deriva il nome attraverso il latino Torcellum, da turricellum, vale a dire una delle sei torri della romana città di Altino, distrutta tra il Vll e l’Vlll secolo, che sorgeva sul limite della laguna ad occidente della Torcello attuale. Più probabile invece che Torcello derivi il suo nome da dorcellum, o piccolo dorso o dorso lagunare, indicativo di isolotti emergenti dalle acque circostanti.Abitata in età imperiale, forse come luogo di villeggiatura dei vicini altinati, subì radicali trasformazioni nella mareggiata della fine del VI secolo, per essere poi ripopolata in parte, sino all’insediamento notevole operatosi tra il 639 e il 640. In questi anni, il vescovo di Altino trovava rifugio a Torcello col suo popolo per salvarsi dalla prepotenza longobarda, che stava conquistando la sua città. Aveva origine dunque la diocesi di Torcello, che nel corso dei secoli estese il suo territorio in tutte le lagune settentrionali, giungendo vicino a Venezia, sino a Jesolo ed Eraclea, e raggiungendo la massima importanza sul piano politico-commerciale nel corso del X secolo; si ricordi che il Porfirogenito, imperatore di Bisanzio, cita Torcello come un grande emporio. Decaduta dopo il 1000 come centro commerciale a vantaggio della nascente Venezia, rimase come diocesi sino al 1818, anno in cui fu soppressa ed unita al patriarcato di Venezia.

Ora l’isola, che conta neanche cento abitanti, è punto obbligato di riferimento artistico-turistico della laguna, luogo al quale tanti letterati ed esteti hanno dedicato pungenti pagine: si pensi solo a Ruskin nelle sue celebri Stones of Venice!Nel 639, veniva innalzata la nuova basilica in Torcello, in onore della Madre di Dio, per conto di Isaccio esarca1 di Ravenna, rappresentante di Eraclio, l’imperatore di Bisanzio: il fatto è testimoniato dall’iscrizione, ora conservata nel presbiterio della basilica, una delle più antiche delle lagune venete.

Non sappiamo quale fosse la pianta di codesta primitiva basilica, giacché le ipotesi sono diverse: di massima sembra assodato che essa sorgesse nell’area dell’attuale. Forse possedeva l’abside centrale senza l’estradosso esterno. Successivi lavori si ebbero durante l’VIII secolo, mentre attorno al 1008 il vescovo Orso Orseolo procedeva ad un restauro o meglio ad una ricostruzione dell’edificio, che è poi l’attuale.

L’edificio si presenta nella austera solenne struttura dell’architettura esarcale, tarda voce dello stile ravennate, che ebbe nella città degli esarchi il suo splendore nel VI secolo. Tanti motivi qui a Torcello ricordano le chiese ravennati di Sant’Apollinare Nuovo e Sant’Apollinare in Classe, magari attraverso la mediazione di Santa Eufemia di Grado. La facciata è a tre navate, suddivisa dalle eleganti lesene di indubbio ricordo ravennate (si pensi a Galla Placidia), con il caratteristico portico antistante e meglio ancora il battistero, forse circolare, di cui restano solo i ruderi, in asse con la porta centrale della basilica. Accanto alla basilica sorge l’edificio di Santa Fosca, eretto forse un secolo dopo di quella. Secondo i dati di cronache antiche, qui ci sarebbe stato l’antico battistero, in onore del Battista, adoperato dai profughi di Altino per i loro riti sacri finché si stava costruendo la basilica. Il culto di Fosca e Maura, sante ravennati, va datato attorno al 1000. L’edificio, un autentico e raro gioiello di architettura bizantina, è prezioso documento dello stile martiriale macedone; esso è a pianta ottagonale, avvolto dall’elegantissimo e armonioso porticato a colonne poligonali e rotonde dal caratteristico piedritto2.

L’interno manifesta una struttura a tre navate per quanto ridottissime, con colonne di marmo greco a venature striate.

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1 Titolo riconosciuto al governatore bizantino che, dal VI fino all’VIII secolo, venne adibito all’amministrazione delle provincie italiane.

2 In architettura, qualsiasi struttura resistente verticale, con funzione di sostegno.

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